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Colmi, Lazzi, Scherzi, Inezie a 250 giorni dal primo fermo dello spettacolo dal vivo

Venerdì 13 novembre, a 250 giorni esatti dal DPCM dell’8 marzo 2020 – data simbolica per il primo stop nazionale dello spettacolo dal vivo e la conseguente chiusura delle sale aperte al pubblico – Officine della Cultura presenterà online il progetto nato al tempo del lockdown primaverile e trasformatosi in spettacolo teatrale viaggiante per tutta la Val di Chiana nel periodo estivo in collaborazione con il Festival delle Musiche: “Colmi, Lazzi, Scherzi, Inezie. Scherzo o Scemenzuola di Ettore Petrolini”.

Il video, realizzato in forma di documentario dall’emittente televisiva Teletruria a cura di Ilaria Vanni, sarà visibile gratuitamente dalle ore 12 all’interno del canale YouTube OfficineProduzioni con il racconto del percorso e delle necessità legate a un progetto nato nel tempo dei teatri chiusi e dei riflettori spenti, nell’idea di continuare a produrre cultura teatrale e musicale e a renderla ancora più necessaria nonostante le categorie essenziali legate ai codici ATECO che, ahimè, non la contemplano, recuperando al tempo stesso un rapporto autentico con il pubblico, nonostante le limitazioni imposte dal distanziamento sociale che nei 250 giorni che ci separano dall’8 marzo non sono mai venute meno.

Riusciremo a ricomporre una società più bella e più superba che pria, citando il Nerone di Petrolini? Le Officine della Cultura continuano a chiederselo, svelando il nonsense e l’ironia del primo comico moderno, grazie agli interpreti del progetto e ai solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo: Stefano Ferri, Massimo Ferri (chitarra), Luca Roccia Baldini (basso), Gianni Micheli (clarinetto) e Mariel Tahiraj (violino). Riprese video di Daniele Cionnini e Sauro Cardeti.

Protagonista del racconto, grazie alle preziose interviste, sarà anche il pubblico invitato a partecipare agli spettacoli dal suono di un complesso arrivato sotto la propria finestra, intervenendo in strada o dal proprio balcone, silenziosamente ma senza negare un sorriso o, addirittura, inscenando una danza improvvisata e liberatoria, nel piacere di lasciarsi andare alla dialettica del teatro, sempre attenta alla valorizzazione del confronto e della partecipazione.

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