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Noi Nati Male live al Rock Heat: intervista maleducata a Giano, Cato e Basil

di Andrea Giustini

Sorpresa, incredulità. E poi come un brivido gasante, che parte dalla pancia e termina in un grande sorriso: è questo che si prova a vedere quel maiale grassoccio dall’aria molto macha, per l’ennesima volta in una locandina di concerto. E’ questo che si prova ad apprendere che domani sera, sabato 21 gennaio, quei pazzi scatenati dei “Noi Nati Male” faranno una reunion e che, come non fossero passati più di trent’anni dal loro primo live, ne combineranno ancora di tutti i colori, sul palco del Rock Heat.

Locandina

Parliamo di una band che ha fatto la storia della musica aretina, dagli ’90 ad oggi, con centinaia di concerti in un tutta Italia. Di un rock originale, fuori dagli schemi, che spara messaggi, critiche sociali e voglia di divertimento, con intelligente ironia. Parliamo, anche e soprattutto, di sei grandi amici, prima che grandi musicisti. Che da quando frequentavano il Liceo Scientifico F. Redi di Arezzo, negli anni ’80, e mettevano a soqquadro la leggendaria succursale di via Schiapparelli, non si sono più lasciati.

Sono il “Giano”, cioè Francesco Lombardi, voce dei Noi Nati Male. Sono il “Cato” e il “Basil”, al secolo Gabriele Polverini e Luca Praticò, le due chitarre del gruppo. E poi sono “Obelix”, soprannome del bassista Andrea Irato, “Sistola”, alias del tastierista Nicola Bonolis, fino ad arrivare a lui, Roberto “Breda” Bardelli, il batterista dei Noi Nati Male, a volte sostituito da Nicola Cigolini, il “Cigo”.

In vista dell’incredibile serata che si prospetta al numero 35 di via Galvani, dalle ore 23:00 in poi, ArezzoWeb Informa ha deciso di raggiungere il Giano, il Cato e il Basil, per scambiare due parole con un po’ di “maleducazione”: come piace a loro.

Eccovi di nuovo pronti per il palco. Perché questo nuovo live-reunion domani sera?

Il Giano: «In tutti questi anni non abbiamo mai smesso di suonare, ma solo in sala ed in studio di registrazione. Si era quindi venuto a creare un po’ di torpore ed aver confermato questa data live con Michele, proprietario del Rock Heat, ci ha ridato come una scossa. Le emozioni, l’enfasi, l’entusiasmo che si hanno dal vivo sono una parte fondamentale delle soddisfazioni che si trovano nella musica. Cominciavamo a riaverne veramente bisogno. Riappropriarsi di noi stessi nel palco è estremamente stimolante».

Il primo vostro concerto fu il 23 ottobre 1989, alla Festa della Festata: cosa vi spinge ancora dopo tutto questo tempo a suonare?

Il Cato: «E’ il comune desiderio di divertirsi, stare e passare tempo insieme. Noi settimanalmente ci incontriamo, registriamo, buttiamo giù idee: è un tempo speso molto costruttivamente, non solo per “cazzonare”, che serve anche per valutare lo stato della cultura nel nostro paese».

Il Basil: «Sai, è più o meno come il gruppo di amici che gioca a tennis o a calcetto. A prescindere dalla musica, il nostro suonare è un momento di aggregazione. I Noi Nati Male nascono a scuola, che per i ragazzi è il luogo di aggregazione e confronto per eccellenza. L’amicizia fra noi era estremamente forte, ed è stata quindi sempre al centro del progetto nonché il collante che ha tenuto e tiene insieme quel gruppo di ragazzetti, adesso grandicelli»

A dicembre avevate suonato in acustico anche a Porta de’ Fabbri, a Bibbiena. Come è stato?

Il Giano: «Ci siamo divertiti come matti: tutte le follie possibili immaginabili si sono condensate in quella serata, sia da parte nostra che dal pubblico. Il posto poi, Porta de’ Fabbri, è fantastico: sei a un centimetro dal pubblico, la festa viene come in automatico, da sola. Mettici che essendo ormai tre anni che non riuscivamo più a suonare in situazioni come quelle. S’è riso per ore di fila: io non riuscivo più a controllare i muscoli del diaframma per cantare».

Il Cato: «Qualcuno pensa che ci prepariamo le cose da fare dal vivo, ma la realtà è che noi improvvisiamo tutto: facciamo una sorta di teatro canzone che magari risulta strano per un mondo mainstream, ma che per il nostro invece è perfetto, dove un concerto non è mai uguale a un altro. Ci mantiene vivi».

Noi Nati Male, Porta de Fabbri

Guardando all’oggi: quali differenze scorgete nella musica e nei giovani rispetto a quando imbracciavate voi gli strumenti?

Il Cato: «Noi abbiamo vissuto un’epoca dove i giovani andavano ad ascoltare i gruppi perché non li conoscevano. Quando ascoltavano un suono diverso, nuovo, erano felicissimi. Oggi secondo me sta capitando l’opposto: tutti ascoltano solo ciò che già conoscono, che gli ricorda qualcosa, come le cover band, oppure ciò che conforta, ad esempio della scena indie rock italiano, e che a dirla tutta per non è nemmeno proprio indie rock. Indie siamo noi, che dopo aver avuto un contratto con la Sony non lo abbiamo rinnovato per essere davvero delle “indipendenti menti”».

«Per me poi oggi c’è come censura non esplicita, per cui non si possono più dire alcune cose. L’ironia sembra non si possa più fare. Noi abbiamo una canzone ad esempio, Bongo’s Trouble Story, che parla ironicamente di un immigrato che, arrivato in Italia, si rende conto che era meglio se era restato a casa. Oggi credo non si potrebbe comporre, così come non si può cantare con ironia sull’omosessualità o il machismo».

Il Basil: «Le cose, il mondo, prendono una direzione che non può essere ne prevista né indirizzata. A mio avviso oggi c’è un peggioramento nell’atteggiamento verso la musica, ma come anche verso la cultura, l’arte, e diversi aspetti della vita socio-culturale. Prima quando si acquistavano dischi, la musica era una scelta ed anche un sacrificio per un giovane che andava avanti a suon di paghetta. Con meno informazioni eri molto più stimolato a conoscere, ascoltare, e capire. Oggi si produce in casa, ci si muove poco».

«Rock è anche messaggio, sebbene lanciato spesso urlando. E il messaggio è sempre stato al centro del nostro progetto. Messaggi nemmeno particolarmente velati a volte, che penso oggi, per come si è evoluta la comunicazione, sarebbero assolutamente scorretti. Quando scrivevamo noi si potevano affrontare argomenti senza vedersi subito puntato il dito addosso».

Noi Nati male, studio

E parlando appunto di ciò che voi scrivete, per i 30 anni nel 2019 avevate annunciato il lavoro a un nuovo album. Ci sono novità a riguardo?

Il Giano: «Sai, col tempo vengono fuori molti brani. Per il nostro 30esimo compleanno era arrivato il momento di raccoglierli, metterli assieme. Volevamo far uscire questo nuovo album proprio quell’anno, nel 2019, ma purtroppo non è stato possibile. Si sono poi sovrapposte tutta una serie di situazioni, a partire dal Covid. Ad oggi abbiamo però ultimato i take audio. Dobbiamo quindi passare alla fase di post produzione, ed infine giungere alla pubblicazione vera e propria.

«In questo album abbiamo creato cose totalmente inedite: tutto il materiale non è mai stato ascoltato da nessuno, se non da quei quattro amici che ogni tanto vengono a bere una birra in sala mentre noi facciamo una take. Sarà qualcosa di assolutamente inaspettato quando uscirà».

E a proposito di inaspettato: cosa devono aspettarsi i fan domani sera?

Il Giano: «Domani sera andiamo sul tradizionale, con una scaletta bella fornita di tutti i brani più conosciuti e accattivanti per il pubblico. Direi anche per un pubblico che non ci conoscesse. Vorremmo cercare di coinvolgere anche una fascia di pubblico nuova a noi inconsueto: i giovani, che finalmente, dopo Covid e lockdown, escono nuovamente. Mi stimolerebbe moltissimo: è un po’ come rimettersi alla prova, in discussione, ritrovare sé stessi dopo un periodo di fermo. Certe ruggini ti piace romperle, vincerle: quale meglio situazione di questa

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