Home Cultura e Eventi Recensione dello spettacolo “Esercizi di Fantastica” di Matilde Puleo

Recensione dello spettacolo “Esercizi di Fantastica” di Matilde Puleo

Quando si ha la fortuna di assistere agli ultimi ritocchi di uno spettacolo e si entra a luci accese, col palcoscenico aperto – semplicemente perché siamo arrivati con un quarto d’ora di anticipo -, è possibile avere di un festival un’immagine diversa. Noi abbiamo trovato due danzatori intenti a scaldare i muscoli e a misurare lo spazio per le ultime necessarie revisioni e i tecnici impegnati con il mixer dei suoni.

C’è una specie di confusa felicità nell’essere a teatro. Dai palchetti alla platea ci guardiamo e ci riconosciamo, salutandoci con un’occhiata o toccandoci i gomiti. È evidente che siamo emozionati.

Pubblico, operatori, mascherine, danzatori e responsabili: ognuno fa la sua parte, ma c’è qualcosa di diverso. Tutti siamo attenti, saluti veloci e mascherine alzate in attesa dell’arrivo di un pubblico molto particolare. Quello che va da 0 ai 105 anni. Il pubblico tipico del festival “Altre Danze_Portiamo i ragazzi a teatro!”.

Lo spettacolo “Esercizi di fantastica” firmato Giorgio Rossi e ispirato ai testi di Gianni Rodari è il titolo più azzeccato per rendergli omaggio, proprio la sera del centenario della sua nascita. L’omaggio ad un intellettuale ancora tutto da scoprire. Il teorico dell’immagine dell’infanzia, lo scopritore del mondo delle parole animate, l’inventore dell’arte d’inventare storie, questa sera verrà trasformato in metodo. E quindi, con la “logica” di soli tre elementi base: una casa, tre personaggi grigi e una farfalla, vedremo come si costruisce un quaderno di “fantastica”.

Nel frattempo, mentre le luci sul palcoscenico si accendono e si spengono per l’ultima prova luci, Giorgio Rossi ricorda ai danzatori che questa sera sarà l’inaugurazione di un festival nel festival e che dunque prima dello spettacolo è possibile che ci siano i discorsi dei direttori e che tutti abbiano qualcosa da comunicare. Bisognerà attendere.

Noi ci prepariamo a lunghe celebrazioni ufficiali e a discorsi importanti. Ma le cose appunto, sono tutte diverse. Le comunicazioni infatti non sono le solite formalità dove al massimo ci si ringrazia a vicenda. Questa volta, ciò che hanno da dire i tre direttori sembra un racconto a tre voci.

Parlano di “magia” circa il loro incontrarsi, sono commossi e tutto assume l’aria di una specie di confidenza fatta a microfoni spenti davanti ad una platea gremita di bambini di tutte le età disabituati ad andare a teatro. Tutti seduti, attenti e in attesa potremmo ascoltarli ancora per molto se volessero. I direttori parlano di amicizie nate l’anno scorso, che il virus ha rinsaldato; dicono di voler festeggiare i 35 anni della cooperativa progetto5 e che se anche il festival sarà realizzato in formato ridotto lo vogliono dedicare a tutti gli operatori teatrali. Il teatro –  ci dicono – esiste solo in presenza!

Ed è così dunque, che sabato 23 ottobre in un teatro Petrarca perfettamente rispondente alle norme anti covid, la compagnia Sosta Palmizi presenta il modo più creativo di rispondere al virus: la collaborazione.  L’unione fa la forza e così anche il teatro danza si rafforza collaborando con il territorio e progettando insieme agli altri due festival che aprono in contemporanea. Parliamo di Meno Alti dei Pinguini (organizzato da Cooperativa Progetto 5) e dal Festival dello Spettatore (organizzato da Rete Teatrale Aretina).

Lo spettacolo ci cattura fin dall’inizio: tutto è pieno di grigi e di movimenti marziali. I tre abitanti di questa strana casa si muovono in questo modo perché non possono smettere di guardare il loro cellulare. Allora, entrano in casa, spazzano a terra, apparecchiano e mangiano senza mai guardarsi. La loro vita non prevede nient’altro. Poi arriva la farfalla e il mondo subisce una grande trasformazione. Nasce la danza dai movimenti rigidi. Sboccia la vita in casa, cominciamo a sentire musiche ballabili e i colori premono per uscire.

Il silenzio regna sovrano tra il pubblico. Tutto è osservato con attenzione. In platea le uniche voci un po’ più alte sono quelle dei più piccoli che ricordano la parola “butterfly”. Ma anche i più grandi gradiscono. Specie le scene più ridicole, quelle del terzo danzatore che non ha ancora visto la farfalla e vuole negare al mondo la felicità di averla.

In generale, gli applausi a scena aperta sono tanti e quando ormai siamo alla fine dello spettacolo, i bambini di tutte le età sono stati totalmente catturati. La danza ha vinto e la magia si è rinnovata!

Evviva il teatro!

 

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