Facebook, WhatsApp, Instagram down per più di 5 ore: un blackout che fa riflettere

di Stefano Pezzola

C’erano una volta i graffiti, che ad ogni disegno associavano una parola e comprensibili da chiunque a prescindere dalla lingua parlata.

C’era una volta l’alfabeto greco che poi si tramutò in alfabeto latino, il quale iniziò ad essere utilizzato dai Romani intorno al V secolo a.C, a testimonianza di come la popolazione stesse iniziando a civilizzarsi.

C’erano una volta la carta e la penna, da quella stilografica passando per quella a sfera, conosciuta oggi con il nome “BIC” come il suo inventore.

C’era una volta l’sms, che con l’avvento dei primi cellulari divenne di uso comune e familiare andando quasi a soppiantare il semplice foglio di carta.

Oggi, ci sono WhatsApp, Messenger, Facebook, Instagram, i messaggi vocali e via discorrendo. Con l’avvento degli smartphone, di Internet, delle applicazioni di messaggistica istantanea e dei social network, moltissime comunicazioni che in passato potevano avvenire solo a voce si sono riversate nella scrittura di un sms, di una mail, di un messaggio in chat o di uno stato su Facebook o Twitter.

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Un tempo si era soliti usare lettere e la comunicazione era fatta di scrittura ed attese, mentre oggi con l’avvento delle nuove tecnologie (anche se non le considererei nuove, visto che oramai sono parte integrate della realtà attuale) si ha una comunicazione digitale e immediata. Ma se tutta questa impalcatura venisse a mancare? Cosa accadrebbe di fronte ad un improvviso blackout della tecnologia?

E’ proprio quello che è accaduto lo scorso ieri, 4 ottobre. Dalle ore 17.40 circa a poco prima della mezzanotte è avvenuto un down simultaneo di WhatsApp, Messenger, Facebook e Instagram, con l’app di messaggistica e i social network che risultavano non funzionanti sul territorio nazionale italiano e a livello globale. Un blackout considerevole di sei ore, che però non è il più lungo della storia recente della galassia di Facebook: nel marzo 2019, infatti, i portali erano rimasti inaccessibili per circa 13 ore.

Sarebbe un’errata configurazione dei server di Facebook, quindi un errore interno, la causa del down verificatosi. Lo riporta il New York Times che ha raccolto la spiegazione di John Graham-Cumming, chief technology officer di Cloudflare, una società di infrastrutture web. La premessa è che i computer convertono siti web come Facebook.com in indirizzi numerici (IP), attraverso un sistema che l’esperto paragona alla rubrica di un telefono.

«Il problema interno che si è verificato in Facebook – spiega Graham-Cumming, al Nyt – è stato l’equivalente del rimuovere i numeri di telefono degli utenti dai loro nomi in rubrica, rendendo impossibile chiamarsi». È come se improvvisamente fossero stati cancellati i percorsi che consentivano agli utenti di accedere ai server di Facebook. In pratica, milioni di smartphone e di altri dispositivi cercavano insistentemente di trovare le app di Facebook su Internet e questi tentativi inutili generano traffico che rallenta tutti gli altri accessi. Sempre il Nyt spiega che Facebook avrebbe inviato una squadra ad uno dei suoi data center a Santa Clara, in California, per resettare manualmente i server.

Mark Zuckerberg in persona, fondatore dei social per eccellenza, non ha tardato a scusarsi attraverso il suo profilo Facebook: «Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger stanno tornando online ora. Mi dispiace per l’interruzione di oggi. So quanto vi affidate ai nostri servizi per rimanere in contatto con le persone a cui tenete».

Parole veritiere quelle pronunciate dal leader della galassia digitale. L’episodio, infatti, ha evidenziato quanto ormai la tecnologia si sia impadronita delle nostre vite interessando qualunque ambito, da quello lavorativo a quello personale. Negli ultimi 20 anni stiamo assistendo ad un vero e proprio boom tecnologico che, grazie a dispositivi sempre nuovi e migliorati, ha modificato radicalmente il nostro modo di interagire: ad esempio, per raccontare le ultime novità ad un amico scriviamo una mail o un sms su WhatsApp o Messenger, invece di bere un caffè insieme.

Il progresso è inevitabile, così come lo è guardare al futuro, ma quanti ricordano l’iter che implicava la stesura di una semplice lettera? La scelta della carta, l’aggiunta di un elemento personale (come una goccia di profumo), l’attesa trepidante della risposta. La tecnologia ha certamente facilitato e migliorato le nostre vite, ma talvolta è anche giusto ascoltare il ricordo di quello che un tempo è stato.