“Per il detenuto non sono solo un medico”: l’esperienza di Federico al carcere San Gimignano

C’è una sanità più nascosta, quella che non si fa dentro gli ospedali o negli ambulatori territoriali, ma che è garantita ed è molto importante, che si occupa di chi, oltre alla salute, ha perso anche un altro bene prezioso: quello della libertà e necessita di un supporto che va oltre la semplice visita o prescrizione. Tra i medici, c’è chi sceglie di intraprendere questo delicato percorso professionale, come il dottor Federico Taddeini, medico in formazione specialistica in igiene e medicina preventiva della Asl Toscana sud est che ci racconta la sua esperienza nella casa di reclusione di San Gimignano in provincia di Siena.

Da qualche mese mi occupo di assistenza sanitaria a detenuti ad alta sicurezza presso la casa di reclusione di San Gimignano. I turni sono di 12 ore, ma il lavoro non manca mai. Le casistiche spaziano dalla sepsi, all’attacco di panico, alla rottura di caviglia, all’insonnia. Il paziente in carcere è molto esigente, – racconta il dottor Taddeini, – necessita di assistenza medica ed infermieristica 24 ore su 24. Io per il detenuto, data la particolarità delle condizioni, non sono solo un medico, ma anche un confidente,una persona con cui relazionarsi. Molti di loro hanno grande rispetto della figura del medico, certo capitano anche situazioni complicate da gestire, ma alla fine ciò che conta è la salute del paziente a prescindere da tutto.

Una delle principali caratteristiche che distingue un medico di un penitenziario rispetto ad un medico di medicina generale, -continua Taddeini, – è l’evento acuto e traumatico, in questo caso sono io a dover gestire l’emergenza, e se mentre di giorno si può fare affidamento anche sugli infermieri, nel turno notturno sei solo. Quindi devi essere in grado di affrontare tutte le evenienze ma l’esperienza formativa ripaga sia da un punto di vista professionale che umano”.

Le prestazioni mediche per detenuti sono analoghe a quelle garantite per i cittadini in stato di libertà. Il detenuto deve avere ogni informazione riguardante il proprio stato di salute durante la sua detenzione e nel momento in cui è rimesso in libertà. Il carcere deve assicurare ai detenuti “prevenzione, cura e sostegno del disagio psichico e sociale”. Per le detenute deve essere garantita l’assistenza sanitaria sia nel periodo della gravidanza sia durante la maternità, oltre a un potenziamento dei consultori e di altri mezzi di informazione.

Federico Taddeini