“Siamo stati torturati”: la testimonianza degli studenti di Napoli feriti al corteo contro la Nato

“Ho passato la notte in ospedale. Ho avuto cinque punti di sutura alla testa. Ho ricevuto due manganellate, la prima al capo, la seconda al braccio. Quello che è successo ieri dimostra per l’ennesima volta come la risposta del nostro governo a chi scende nelle piazze è soltanto una: la repressione più violenta. Ci hanno manganellati, caricati, inseguiti. Come è successo a me: sono stato inseguito da un poliziotto”. A parlare è Francesco, 20 anni, studente di Filosofia, uno dei ragazzi feriti ieri in occasione di un corteo contro la guerra organizzato in occasione del 75esimo anniversario della fondazione Nato, celebrato al teatro San Carlo. Francesco mostra la sua ferita alla testa questa mattina, all’indomani del corteo, mentre gli studenti erano riuniti all’esterno del Massimo napoletano mostrando uno striscione con la scritta “Teatro di guerra? No alla Nato al San Carlo!” e le foto dei ragazzi feriti. “Siamo gli stessi studenti che erano in piazza a Pisa, gli studenti manganellati all’esterno della Rai, quelli che ieri erano in piazza con striscioni con scritto no alla guerra, no alla violenza, l’Italia è un Paese che ripudia la guerra. Quella di ieri – aggiunge Francesco – non è stata una carica, ma un pestaggio”.

Incontra i giornalisti anche Emanuela, 23 anni, studentessa all’Accademia delle Belle Arti, che ha lividi ed ematomi sul volto. “Ho ricevuto una manganellata sulla testa, poi una sul braccio. Ho avuto un mancamento – dice – sono stata gettata a terra. Mi hanno aiutata i miei compagni, altrimenti avrebbero continuato a manganellarmi. C’è stato un eccessivo uso di repressione e violenza, noi avevamo solo uno striscione. Siamo stati torturati senza alcun motivo. Ma andremo avanti, nonostante i lividi“.

Gli attivisti che ieri hanno protestato, componenti della Rete studentesca per la Palestina, di Mezzocannone occupato e dell’ex opg Je so Pazzo parlano di dieci ragazzi feriti, tre dei quali alla testa.
“La nostra protesta non si ferma – spiega Davide Dioguardi -, non si arresta. È in corso l’occupazione del rettorato dell’Università Federico II, il 19 aprile saremo in piazza per lo sciopero globale di Fridays for Future nel giorno in cui si chiude il G7 di Capri, che abbiamo tutta l’intenzione di contestare. Quello che è successo ieri ci racconta che i signori della guerra non vanno disturbati, anche al prezzo di pagare la testa a giovani studenti e racconta anche una gravissima mancanza dell’amministrazione del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che parla di Napoli città di pace mentre stringe la mano ai guerrafondai. Dovrebbe vergognarsi”.
Marta, un’altra ragazza presente ieri alla manifestazione, racconta: “A Napoli non ci sono stati scontri, la polizia ha caricato in maniera pesantissima un gruppo di manifestanti. Le persone avevano le mani alzate e la polizia ha usato manganelli e scudi, rincorrendo e colpendo gli studenti. Non è il primo episodio, torniamo a chiedere codici identificativi sulle divise”

Fonte
Agenzia DIRE
www.dire.it