Alla Fiera dell’Arte di Monte San Savino un teatro di suoni: intervista a Lele Synth

di Andrea Giustini

Sarà un weekend movimentato a Monte San Savino. Come ogni anno sta per tornare il “Mercato delle Pulci” e, con esso, la “Fiera dell’Arte“. Fra i raggi di questo primo sole primaverile, pittura, fotografia, cinema, e ogni sorta di rappresentazione del bello sta per colorare il centro storico. E lo farà anche la musica. Ma di quella particolare. Capace di trasportarci sulle le montagne del Tibet, quanto di avvolgerci fra le spire più contorte e terrificanti di un film di Dario Argento. Parliamo della musica di Gabriele Mercatelli, in arte Lele Synth.

Aretino, classe 1975, Lele Synth è uno sperimentatore, un cacciatore di suoni, uno scienziato delle frequenze. Questa domenica 26 marzo allestirà la splendida cornice dell’Anfiteatro Comunale con le sue “istallazioni”, come lui le chiama. Un teatro mobile, dove comodi cuscini dall’aria orientale faranno da scenografia mentre strani “marchingegni” elettronici saranno gli attori di scena, che l’artista, come un regista, un deus ex machina, manipolerà a piacimento, in una vera e propria genesi sonora.

Il quotidiano online ArezzoWeb Informa ha contattato Lele Synth per un’intervista guardando alla sua performance nel fine settimana.

Ti definisci “manipolatore” o anche “ricercatore sonoro”: perché?

«Come lascia intuire il “Synth” nel mio nome d’arte, uso tutta una strumentazione sintetico-digitale che mi permette di creare o rigenerare un suono a mio piacimento. Adoro il suono in sé. Anche in un rumore apparentemente di poco conto, da quello semplice dell’acqua a quello di una ventola, avverto possibilità di creazione, e nel dargli forma ci perdo tantissimo tempo. E’ un’arte ed è la mia passione».

Sono i sintetizzatori che ti permettono di dare vita a nuovi suoni?

«Non si tratta di sintetizzatori. Quelli li usavo anni fa, ma hanno un suono pre-set, imposto dalla fabbrica in sostanza. L’attrezzatura che uso adesso invece mi ha aperto scenari artistico-sonori immensi. Permette letteralmente di creare un suono da zero e di modificarlo fino a renderlo qualcosa di davvero tuo. Uso pedalini multi-effetto per chitarra, drum machine, midi jacks, alligator clips, fino a strumenti unici, fabbricati personalmente da musicisti che condividono questa mia stessa passione per il suono: me ne stanno per arrivare alcuni nuovi da Polonia, Inghilterra e Stati Uniti».

Che genere ne viene fuori?

«Qualcosa di ipnotico direi: se riesci a entrarci dentro ti ammalia, ti avvolge, affascina, e non ti lascia più. Le mie influenze spaziano dalla musica dark al post punk, il new wave, il dark wave, fino anche al metal estremo o industrial, come Nine Inch Nails».

Ma non è solo la musica ed il suono in sé ad appassionare Lele Synth. Si potrebbe dire che il suo è un approccio eclettico all’arte in generale. Il cinema di Dario Argento, di Stanley Kubrick e di Alejandro Jodorowsky, solo per citare alcuni registi, è fonte quotidiana di ispirazione, così come il teatro Kabuki di Tokyo, l’arte del Butoh e il fascino per la cultura orientale. Fino all’attrazione per il make-up di scena.

«Da adolescente rimasi folgorato dal video di “Close to Me” dei Cure. E sono sempre rimasto affascinato dalle grandi figure del rock che andavo in scena truccate, come David Bowie e il suo duca bianco. Non mi vergogno a dire che a volte mi sento anche donna dentro. Nelle mie esibizioni ho sempre portato teatralità, truccandomi, vestendomi, perché mi sento multiforme, poliedrico, folle».

Del resto sul copro ha tatuato “Kitsnune”, il tradizionale giapponese spirito della volpe.

«In Giappone la volpe è il simbolo multiforme per eccellenza. Sempre stata associata alla donna, si raccontava che cambiasse continuamente forma: per attrarre contendenti o per confondere i nemici. Più code ha una volpe nella tradizione giapponese e più è saggia ed anziana. Mi ha sempre affascinato, forse perché ho un carattere “sdoppiato”».

Come si svolgerà l’esibizione di domenica?

«Piazzerò nell’Anfiteatro Comunale le mie istallazioni sonore dando vita una specie di piccolo teatro, con strumentazione varia messa a terra. Io mi siederò al centro, fra i cuscini, e a due orari diversi darò una dimostrazione della mia musica: la prima sarà alle 12:00 mentre la seconda alle 16:30.

Porterò il mio mondo e chi vorrà ascoltarlo potrà farlo in modo del tutto gratuito. Venderò anche un po’ di armamentario strumentale: ogni tanto faccio “le pulizie dell’acqua santa”.

L’obbiettivo dell’evento è anche far conoscere questo genere di musica. In Italia non è nuovo, ma viene seguito e fatto soprattutto in grandi città come Milano, fra le colline aretine e in Valdichiana è invece qualcosa di molto meno noto».

Fra gli eventi e le collaborazioni più importanti di Lele Synth ricordiamo Arezzo Wave 2002, quando l’artista passò le selezioni per il Wake Up Stage. Il festival Drone di Genova. La composizione di musiche per le coreografie della ballerina Arianna Ilardi per l’edizione 2021 di “Circuiti Dinamici“, a Milano. Infine la cura di musiche a tema horror per la “Real Life Escape Museum” de “Il Fantasma della Villa“, un’enorme escape room allestita nel Museo di Scienze Naturali “Mario Strani” di Pinerolo in occasione della mostra dedicata a Dario Argento quest’anno a Torino.

L’ultima pubblicazione di Lele Synth è dell’anno scorso. La sua traccia “Inside the Shell” è stata inserita in un progetto di collaborazione con vari sperimentatori da tutta Italia, dal titolo “In the Constellation of Libra“. Il tema era la terribile figura di Donato Bilancia, il serial killer genovese che sul finire degli anni ‘90 uccise 17 persone tra la Liguria e il Piemonte.

Fra i progetti dell’artista attualmente in cantiere una collaborazione col negozio Vieri Dischi. «Presto daremo vita a un progetto che ho con il Vieri Dischi – ha concluso Lele Synth -, metteremo su un’ambientazione sonora molto particolare».